Le suore mi parlano di speranza e vivono di speranza, sono religiose e hanno nel loro cuore la fede.

Per me è più difficile, io sono così diversa da loro. Non avendo una precisa fede religiosa, ma abbracciando alcune filosofie orientali, in alcuni momenti non so a cosa aggrapparmi se non a me stessa.

Io sono il mio punto di riferimento, giorno per giorno, ma sempre il relazione con gli altri, con il mondo.

Un giorno io sono gli altri, un giorno io sono il mondo.

A volte mi sembra di dare tanto, altre volte mi sento vuota. Vorrei fare il possibile per aiutare questi bambini abbandonati dal mondo che qua vengono accolti senza riserve. Amore è la parola d’ordine, quella ci accomuna, per questi cuccioli soli e bisognosi di cure, attenzioni, affetto, un semplice gesto o una parola possono cambiare la loro giornata.

Se un bambino sta male stiamo male tutti, siamo lì tutti per lui giorno e notte senza chiedersi troppo il perché, ma agendo con tutte le nostre forze e risorse.

Ma non ci sono solo i bambini, è un intera popolazione da aiutare, sono intere famiglie con dieci o quindici figli da sfamare.

Ci sono tradizioni dannose per la loro salute che vanno cambiate, tabù che ancora resistono e non cedono nemmeno difronte alla morte di un bimbo di pochi mesi. Non si tratta di cambiare le loro usanze e tradizioni, ma quando queste mettono in pericolo la loro vita o quella di bambini innocenti, vanno migliorate, servono prevenzione, educazione sanitaria, alimentare, scolastica.

Si tratta di migliorare il loro stile di vita, di far comprendere che ammalarsi non è una situazione da nascondere, non è un motivo per abbandonare un bambino. In certi casi c’è una soluzione e va messa in pratica. In altri casi una soluzione non è possibile, è troppo tardi per agire in qualsiasi modo.

E così piccole e grandi anime se ne vanno per la loro strada.

Questi piccoli sono come fili d’erba in balia del vento, sono abbondonati a loro stessi, alla loro solitudine. Consapevoli della loro condizione cercano in noi l’amore che non hanno mai ricevuto, cercano l’accettazione da madri che li hanno abbandonati, cercano amore.

Vedono nell’uomo bianco, quello che per anni li ha traditi rendendoli schiavi e succubi delle loro leggi e dei loro accordi politici, una soluzione ai loro problemi. Ma troppo spesso la nostra superficialità non è abbastanza per raggiungere i loro cuori infranti, per regalare loro dei sogni in cui credere. Troppo spesso le nostre azioni sono fatte solo per lavarsi la coscienza, per essere in salvo con noi stessi. Perché in nostro amore non è incondizionato ma pretende sempre qualcosa in cambio. Il loro è amore senza limiti perché non hanno nient’altro da dare.

Sono spesso dimenticati dal mondo, dipendenti dalle nostre azioni o da associazioni umanitarie che prima pensano ai loro interessi economici e poi ad aiutare, se conviene.

E pensare che basta così poco, un po’ di calore umano, una carezza, il contatto fisico, uno sguardo per renderli partecipi della nostra vita, forti per affrontare il mondo e consapevoli di quello che potranno diventare per cambiarlo un po’ questo mondo che a me, se devo essere sincera, sembra proprio tutto sbagliato.

Paola Pedrini

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