In Kenya con un sogno che è diventato realtà. È stato questo il pensiero che mi ha riempito mente e cuore nei due anni trascorsi a lavorare in Kenya. Nella missione di Ndithini, un piccolo villaggio a 120 km da Nairobi, missione gestita dalle Piccole Figlie di San Giuseppe di Verona che ospita circa 550 bambini accolti nel piccolo orfanotrofio, alla scuola primaria e a quella secondaria. Sostenuta sempre da Domus Onlus di Cavour (TO) e da gruppi di volontari sul campo, sono andata e tornata dal Kenya cinque volte in due anni per diversi mesi. Il progetto che abbiamo realizzato partendo da zero, con l’aiuto di tanti sostenitori, è stato la costruzione di un centro diurno per bambini disabili con una sala per la fisioterapia aperta a tutte le persone che ne necessitano. Ritmi, tempi, distanze così diversi dai nostri, cultura e tradizione da comprendere, mentalità spesso dure e scontrose nelle quali cercare di scavare un piccolo spiraglio di luce. È stato difficili e faticoso, tante volte ho pensato di lasciare tutto e tornarmene a casa. Ma ogni volta che dovevo rientrare mi si stringeva il cuore. Il mio pensiero era sempre là con loro. Gli ultimi quattro mesi, da gennaio a maggio 2015, sono stati decisivi per la realizzazione dei centri. Siamo andati a trovare le famiglie dei villaggi vicini che sapevamo avere un bimbo disabile, abbiamo spiegato il nostro progetto e li abbiamo invitati al Paolo Rafiki centre. È così che ho deciso di chiamare la struttura: Paolo era mio padre e Rafiki in Swahili significa “amico”. I primi bambini hanno iniziato a venire e col passare dei giorni sono stati sempre più numerosi, il passaparola in Africa ha sempre la meglio. Ho avuto bisogno di aiuto e dopo poco tempo ho cercato personale locale. Era questa la finalità del progetto, che stesse in piedi da solo. Ho lasciato la missione stanca ma con il viso rigato di lacrime, ero contenta ma preoccupata al tempo stesso, soddisfatta ma con il cuore malinconico. Sarei voluta rimanere per sempre. Con i bambini felici di essere accuditi, con sister Nadia e le altre missionarie che sono una carica di energia, pure emozioni ogni giorno diverse, non giudicano ma sostengono, sempre. Sono ritornata in Italia. Una fitta al cuore. Mi guardo indietro. Abbiamo fatto tanto, abbiamo sofferto, abbiamo riso, ci siamo arrabbiati, abbiamo pianto, siamo cresciuti. Altri progetti ci aspettano, in altre parti del mondo. Bambini da imboccare, donne da confortare, “saggi” da accarezzare. Adesso tanti sogni affollano la mia mente, sogni che un giorno diventeranno realtà.

Love, that’s all.

 

Paola Pedrini

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