Oggi è arrivato un gruppo di volontari dalla provincia di Padova che si fermerà per un paio di settimane.

Hanno portato dall’Italia medicine, generi alimentari come pasta, salami e panettoni e attrezzature da lavoro. Parlano spesso il loro dialetto e a volte faccio fatica a comprenderli ma sono davvero simpatici e semplici, quelle che si definirebbero “brave persone”.

Sono stati accolti dai bambini della scuola primaria con canti, balli e fiori. Tutti hanno partecipato, anche insegnanti e suore, che non perdono un’occasione per fare un po’ di festa. Di solito quando arriva un gruppo si prepara una torta e alla sera dopo cena si festeggia tutti insieme nella casa delle suore per dare il benvenuto. Si balla e si canta al ritmo dei tamburi ma anche a quello di stoviglie e pentole, si improvvisa con quello che si ha.

Paola si sta laureando in medicina con specializzazione in diabetologia, è la quinta volta che viene alla missione e si occuperà insieme a suor Lucy, l’infermiera del dispensario, dell’organizzazione della clinica mobile.

Insieme a Steve, il tecnico di laboratorio, e tutte le attrezzature necessarie si recheranno nei vari villaggi dove non è presente un dispensario e visiteranno i diversi pazienti che di solito iniziano a mettersi in fila dalla mattina presto fino al tramonto, quando rientrano nelle loro capanne insieme alle medicine ricevute.

Umberto, Patrizio e Pierluigi si occuperanno invece di asfaltare una parte di strada che porta alla scuola secondaria di Kerathani insieme a tutta la squadra dei lavoratori della missione.

La scuola secondaria si trova a qualche chilometro da Ndithini e la strada per arrivarci è davvero dissestata, impraticabile nel periodo dei monsoni quando l’acqua scorre veloce ricoprendo tutto e la macchina fatica ad andare, scivolando a destra e a sinistra col rischio di finire in un canale.

Questo gruppo era già venuto qualche anno fa per costruire il ponte sopra il fiume che scorre ai piedi della secondaria. Si sono accorti che il ponte nel giro di tre anni si è danneggiato e rischia di diventare pericoloso.

Purtroppo quello che da noi dura dieci anni qui ha vita breve, tutto si consuma velocemente, anche la vita di animali, persone e bambini.

 

Paola Pedrini

Comments are closed.