I ragazzi di Padova sono rientrati in Italia e come tutti i volontari quando se ne vanno lasciano un gran vuoto.

I lavoratori sono ritornati alla missione e i lavori al Paolo Rafiki centre possono proseguire. Mentre io mi sto occupando di dipingere tutte le finestre e le porte, di fare qualche ritocco e delle pulizie, due operai stanno riparando il controsoffitto della sala fisioterapia che la scorsa settimana ha ceduto crollando a terra. Dopodiché rinforzeranno anche quello del centro diurno perché non voglio avere altre sorprese e per fortuna nessuno si trovava dentro alla struttura quando è successo .

I muratori, invece, hanno iniziato a costruire in cemento il lavatoio esterno con due rubinetti accanto ai bagni, una dispensa dove metterò due armadi per tenere i generi alimentari e gli attrezzi da lavoro e l’accesso centrale al centro con cinque gradini.

Per quest’ultimo Ezio e Ramona, rispettivamente architetto e ingegnere, stanno lavorando dall’Italia e mi manderanno al più presto disegni e progetti che cercherò di spiegare in modo semplice e comprensibile al capo cantiere e ai suoi operai.

Ogni giorno che passa il centro prende forma, è un sogno che si sta realizzando, che sta diventando realtà.

E anche la gente sembra esserne accorta. Qualcuno entra mentre sto lavorando per vedere cosa faccio, sono curiosi di sapere e io cerco di spiegare a più persone possibili di cosa si tratta. Il passaparola qua è il migliore e più veloce metodo di comunicazione. Infatti alcune donne vengono a chiedermi di poter lavorare con i bambini mentre altre mi dicono di conoscere almeno una famiglia con un bimbo disabile e vogliono portarmi a visitarli.

Per questo sto aspettando Chiara, una fisioterapista di Piacenza che verrà ad aiutarmi per due settimane a metà marzo.

Insieme a lei visiteremo le diverse famiglie, valuteremo quali bambini accogliere nel centro perché possano beneficiare al massimo delle nostre cure, i suoi consigli saranno preziosi e io cercherò di trasmetterli alle persone che lavoreranno con me.

 

 

Paola Pedrini

 

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