Anche stamattina partiamo presto per visitare la zona del villaggio di Bussiani dopo aver già visitato quella di Ndithini, è abbastanza lontano e decidiamo di prendere un moto che ci accompagni fino alla prima famiglia da visitare poi proseguiremo a piedi.

Riusciamo a vederne tre, due bambini autistici e una piccola con paresi cerebrale infantile.

Anche a loro spieghiamo quello che stiamo facendo e invitiamo le famiglie a portare i bambini al nostro centro.

Nel pomeriggio, con nostro grande stupore, arrivano intere famiglie, un bambino dietro l’altro fino a sera. Anche persone che non abbiamo mai visto ma hanno sentito parlare di noi dai vicini tramite passaparola.

Siamo stanche e stordite da tutta questa gente, ma lavoriamo tanto e riusciamo a dedicare un po’ di tempo per le prime valutazioni a tutti i bambini, qualcuno arriva anche da molto lontano.

Paresi cerebrale infantile, autistici, down, malformazioni ai piedi, alle gambe, alle mani, vediamo ogni tipo di handicap sia fisico che mentale e dopo aver fatto un primo trattamento chiediamo di rivederli la settimana successiva.

Io e Chiara siamo impegnatissime, non ci aspettavamo di ricevere così tante persone in pochi giorni ma questo è sicuramente un segnale positivo soprattutto da parte delle famiglie disposte a collaborare e a rendere, anche se di poco, migliore la vita di questi bambini.

Arrivano anche alcuni adulti che hanno sentito l’annuncio in chiesa. Si presenta Philomena, una cara amica che da anni viene al nostro dispensario per curarsi da un’artrite deformante.

Apriamo il lettino e gonfiamo palloni per fare con lei i primi esercizi e la invitiamo a veneri ogni mattina fino a quando Chiara resterà qua.

Arriva anche una mamma con la piccola Unice, paresi cerebrale infantile. Ha impiegato otto ore per venire da noi e decidiamo di ospitarle e farle dormire nel nostro ospedale per una settimana. Più volte al giorno cercheremo di aiutare Unice con esercizi e massaggi come per gli altri bambini.

Abbiamo ormai tutte le giornate impegnate e per tutta la settimana lavoreremo ogni giorno con chiunque si presenti.

L’unico problema che abbiamo è quello della lingua. Né i bambini né le famiglie parlano inglese o swahili, ma solo la lingua locale Kikamba. Per questo ci facciamo aiutare da Angelina, la ragazza che si occupa dell’orfanotrofio, quando ha tempo viene da noi facendoci da traduttrice. Per il resto, con un po’ di fantasia e alcuni giochi, ci arrangiamo benissimo anche da sole.

Io devo cercare di imparare più cose nel minor tempo possibile per continuare il lavoro, senza avere la pretesa di diventare fisioterapista in due settimane, ma con il solo intento di essere di aiuto alleviando un po’ di sofferenza a queste persone e ai bambini.

La sera andiamo a letto molto stanche ma davvero soddisfatte e felici di quello che siamo riuscite ad ottenere in così poco tempo, abbiamo tante idee da mettere in pratiche, attrezzature nuove da comprare o da costruire dopo aver visto le diverse patologie da cui sono affetti questi bambini.

Ovviamente i risultati sulle persone trattate si vedranno nel tempo ma dobbiamo pur iniziare da qualche parte.

 

Paola Pedrini

 

Comments are closed.