La costruzione del Rafiki center per bambini disabili prosegue, al passo africano, ma prosegue.

Siamo quasi a metà dell’opera per quanto riguarda la sala fisioterapia e l’ufficio annesso.

È bello essere qua e vedere giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, un sogno che sta diventando realtà.

Vorrei ringraziare tutte le persone, che in un modo o nell’altro, stanno contribuendo alla sua realizzazione.

Abbiamo sempre bisogno di aiuti!

È un progetto ambizioso, lo so, e richiede tempo.

Ma proprio quello che non manca in Africa è il tempo.

E soprattutto la speranza. Se manca questa tutto diventa buio.

Noi invece in questo progetto vediamo un raggio di sole che illuminerà le giornate di tanti bambini.

Aiutateci anche con poco a rendere migliore la vita di questi bimbi, quel poco qua vale molto.

Vi ricordate la piccola Joyce?

Avevo raccontato la sua storia in una delle lettere precedenti.

La madre l’ha rifiutata perché la bimba è affetta dall’HIV e molto malnutrita, e lei non ha le risorse per poterla aiutare.

Ma è stata accolta nella casa della zia, la sorella della madre, con gli altri tre suoi figli. La zia, che l’aveva portata da noi all’ospedale in fin di vita, ha deciso di prendersene cura, di nutrirla e curarla come fosse una delle sue figlie.

E la piccola Joyce sta migliorando giorno dopo giorno.

Abitano in una casa vicino alla missione e io vado a trovarla quasi tutti i giorni per assicurarmi che stia bene. Ci vorrà ancora tanto tempo prima che cammini sulle sue gambe, ma le forze stanno tornando e quando mi vede accenna a un piccolo sorriso e allunga le braccia per farsi prendere e abbracciare.

 

Paola Pedrini

16/12/2013

 

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