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Ho incontrato, non per caso, una ragazza che proviene da un villaggio vicino a Ndithini.

È orfana e viveva con i nonni. Si è presentata un giorno al nostro dispensario manifestando un serio problema al bacino che le impediva di camminare correttamente.

Sembrava una frattura dovuta ad un incidente. Poi, parlando con la nonna diverse volte, è emersa la verità.

Il nonno ha ripetutamente abusato di lei fin dall’infanzia in modo così crudele e violento da procurarle una frattura al bacino.

Siamo rimasti tutti senza parole e senza mezzi per poterla aiutare.

L’abbiamo subito allontanata dalla famiglia e mandata qui a Ol Kalou dove farà un po’ di riabilitazione in attesa di essere operata.

Lei non è nata disabile come la maggior parte di questi bambini ma lo è diventata per le ripetute violenze subite durante l’infanzia e l’adolescenza.

Spero che qui ritrovi un po’ di serenità, anche se un trauma del genere non potrà mai essere dimenticato.

Un caso di violenza simile a quello della piccola Monica.

I due uomini sono in carcere e subiranno diversi processi per decretare la loro innocenza o la loro colpa. Monica sta abbastanza bene ed è seguita dal nostro personale qualificato.

A noi non resta che aspettare

Ogni volta mi paralizzo di fronte ad atti così violenti, a volte mi sembra di non fare niente, di combattere contro il vento e di sbattere la testa contro al muro.

Ogni volta ne esco distrutta per poi risollevarmi con più forza, con più consapevolezza per cercare di andare avanti e di aiutare più persone possibili con i mezzi che ho a disposizione.

Per cercare di dare voce a chi voce non ha, ma ha uguali diritti.

 

Paola Pedrini

03/03/2014

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