Chiama +39 353 476 6146
Ndithini è un villaggio situato in Kenya, nella provincia orientale, a circa 120 km a ovest della capitale Nairobi. Sorge tra le colline del massiccio dell’Ithanga, nella provincia di Machakos, distretto di Masinga, che ha una circonferenza di circa cento chilometri ed è costituito da ventisette villaggi.
Gli abitanti sono complessivamente circa cinquantamila. La lingua parlata è il Kikamba. Vi è insediata la tribù degli Akamba con qualche presenza anche di Kikuyo.
Gli Akamba fino ad alcuni decenni fa vivevano nelle terre fertili a valle, da cui sono stati cacciati a causa di guerre tribali e dalle multinazionali interessate alla coltivazione latifondistica dell’ananas; sono così stati costretti a rifugiarsi nelle colline aride e rocciose scarsamente coltivabili, caratterizzate dalla diffusione delle febbri malariche, ove sono riusciti a sopravvivere.
In Kenya è diffusa un’epidemia severa e generalizzata dell’HIV (AIDS), combattuta negli ultimi anni con campagne di varia natura, fra le quali quelle comportamentali in particolare nei confronti di problematiche come la prostituzione e la tossicodipendenza. Il virus si è diffuso in tutti gli strati della popolazione provocando un’aspettativa di vita particolarmente bassa sia per gli uomini che per le
donne. Stime recenti indicano tassi di infezione oltre il cinquanta per cento fra i tossicodipendenti e oltre il venticinque per cento nell’ambiente della prostituzione.
La regione del Machakos è ubicata in mezzo alla savana e non è raggiunta da strade asfaltate: solo attraverso ore di auto su strade sterrate e superando guadi che in certi periodi dell’anno sono inagibili, specialmente nella stagione del piogge, si giunge al villaggio di Ndithini, che è disperso su un territorio martoriato dall’estrema povertà dove circa il 95% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà minima, con un reddito pro capite inferiore al quarto di dollaro al giorno.
Molti abitanti della zona sono affetti da malattie di vario genere (HIV e malaria sono le principali e più mortali) che determinano un altissimo tasso di mortalità. Molte persone non dispongono di alcun reddito e vivono nella savana all’addiaccio senza un tetto o una capanna nutrendosi unicamente di ciò che offre la natura, risentendo quindi della stagionalità naturale oppure di piccole offerte. Ivi si scorgono situazioni di sopravvivenza estreme: famiglie intere che vivono in piccole capanne di fango e terra coperte solo da sterpaglie senza alcun tipo di igiene o di comfort, prive di acqua e di luce, e che sopravvivono grazie alla presenza di un albero di avocado i cui frutti sono l’unica fonte di alimentazione.
Chiaramente molte famiglie non possono mandare a scuola i bimbi perché non hanno le risorse necessarie per farlo: la scuola pubblica dista chilometri e in queste condizioni è impossibile percorrerli a piedi, inoltre essa costa tremila scellini per bambino all’anno, cifra che le famiglie non vedono facilmente entrare nel bilancio domestico.
In questo contesto si verifica con una frequenza disarmante il “perdersi” dei ragazzi in situazioni di droga, prostituzione e violenza di vario genere: solo un contesto di ospitalità sana e sicura, di alimentazione corretta e di istruzione adeguata può modificare e migliorare il loro futuro.
La situazione dei neonati, dei bambini, degli adolescenti è quindi drammatica. Il fenomeno dell’abbandono di minori è estremamente diffuso: vengono abbandonati a qualsiasi età o rimangono soli, senza un luogo in cui vivere o sopravvivere, senza nessuna istruzione e quindi senza possibilità di cambiare il proprio futuro. Sovente si tratta di neonati che vengono trovati a pochi giorni
dalla nascita, per via del fatto che spesso le madri muoiono di parto o di AIDS, lasciando queste creature sole con gli altri fratellini nella capanna dove il padre solitamente manca da mesi essendo sparito nella capitale o a sua volta deceduto. Le suore e le autorità locali trovano questi poveri orfani, che spesso si rivelano sieropositivi, per la strada, nella savana, vicino alle pompe di benzina.
In questo contesto opera il piccolo gruppo di suore delle Piccole Figlie di San Giuseppe (la cui casa madre è situata in Italia a Verona) costituito dalla Madre Superiora Suon Nadia Monetti, e da sei suore keniote.
Esse lavorano da circa vent’anni, e sono divenute un punto di riferimento sia per la popolazione che per le autorità locali, che favoriscono in ogni modo il loro operare in favore della popolazione più fragile e debole.
A loro fanno capo l’ospedaletto che serve tutta la popolazione, composto da un dispensario, specializzato nella somministrazione di medicamenti atti a contrastare la malaria, l’HIV e le malattie derivate, un ambulatorio ove si praticano interventi e l’orfanotrofio, composto di una scuola materna, una primaria e una secondaria (Daniel Comboni Dispensary, Madre Ippolita Children’s Home, la Tito Primary School Ndithini e la Tito Secondary School).
In queste strutture sono ospitati ed istruiti gli orfani raccolti nella regione ed altri bimbi della zona.
Quando viene trovato un minore abbandonato, dopo il primo accertamento da parte delle autorità locali, la Municipality insieme alle autorità competenti affidano questi bambini alle Little Daughters of St. Joseph perché li accolgano, li nutrano e li istruiscano.
Questi bimbi non avrebbero mai l’opportunità di dormire e vivere in luogo sano e sicuro e non potrebbero mai frequentare la scuola se non esistesse l’orfanotrofio di Ndithini.
Gli ospiti della casa di accoglienza di Ndithini sono attualmente circa quattrocento tra bambini/e e ragazzi/e, suddivisi in una ventina nella materna, circa trecento nella scuola primaria e circa cento nella scuola secondaria. I programmi scolastici rispettano i programmi ministeriali kenioti e preparano i ragazzi ad accedere all’Università. L’orfanotrofio, inoltre, impiega personale locale sia come insegnanti sia come dipendenti per la cura dei bambini o dei ragazzi e per il funzionamento della struttura, dando così lavoro a molte persone residenti nel villaggio.
Se il tasso di alfabetizzazione dell’intero Kenya è infatti ancora molto basso, la particolare situazione dell’area di Ndithini rende ancor più acuta l’opportunità di realizzare progetti di solidarietà internazionale che abbiano come scopo l’educazione e l’istruzione di questi minori in condizioni di estrema povertà ed emarginazione, promuovendo l’attività dell’orfanotrofio che li ospita, favorendo la relazione interpersonale tra sostenitori e beneficiari e la creazione di un rapporto di vicinanza umana e di conoscenza.
DOMUS-ONLUS condivide il motto delle Little Daughters of St. Joseph: “Knowledge through love”, crede ossia nella conoscenza, nell’educazione e nell’istruzione come strumenti utili per la costruzione di un futuro migliore. Per questo gli orfani non sono solo ospitati nell’orfanotrofio ma istruiti in un percorso di studio che li accompagna dall’ingresso in orfanotrofio ai 18 anni quando solitamente terminano il ciclo della scuola secondaria.
Il sostegno a distanza predisposto da DOMUS-ONLUS e rivolto agli ospiti dell’Orfanotrofio di Ndithini. Fa parte di un progetto di lotta alla povertà e sviluppo locale che coinvolge l’intera area di Ndithini, con ricadute positive sulla popolazione, sviluppo e valorizzazione delle risorse umane, aiuto all’infanzia attraverso un programma di istruzione, in particolare dei minori, capace di arricchire il curriculum dei singoli allievi e condurli ad acquisire competenze significative in relazione al mondo del lavoro, favorendo in tal modo la loro integrazione nella società. Tutto il territorio di Ndithini potrà beneficiare di tale iniziativa, e i ragazzi diventeranno una risorsa per il loro paese oltre che per se stessi.
L’Associazione DOMUS-ONLUS è laica, apartitica, non ha scopo di lucro ed opera nello spirito di indipendenza, neutralità e imparzialità rivendicando nel nome dell’assistenza umanitaria e della solidarietà, la totale libertà dell’esercizio della sua funzione.
Ti servono informazioni?
Questo sito utilizza cookies per migliorare la navigazione all'utente Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.